Card sharing: sanzioni penali sia per chi lo vende, sia per chi ne usufruisce
Card sharing: sanzioni penali sia per chi lo vende, sia per chi ne usufruisce.
Il card sharing permette di condividere l’abbonamento di una tessera Sky o Mediaset Premium con altri utenti.
Ciò avviene attraverso l’utilizzo di decoder “particolari” che ricevono abusivamente i codici che abilitano la visione della TV satellitare.
Guarda il video per capire cosa si rischia con l’IPTV pirata e il CARD SHARING
È legale il card sharing?
Il card sharing è illegale.
Tuttavia è diffuso l’erroneo convincimento che tale pratica sia lecita.
In realtà, già la stessa operazione di lettura e distribuzione domestica delle chiavi condivise configura un reato, in quanto integra il reato di frode informatica1, nonché l’ulteriore reato previsto dalla legge sul diritto d’autore2.
Nel dettaglio, commette reato di frode informatica:
“…chiunque, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno…”
L’articolo 171 Octies della legge sul diritto d’autore afferma che:
“…chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale…”
Che cosa si rischia con il card sharing?
La frode informatica è punita con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032
La violazione del diritto di autore è punita con la multa (intesa come sanzione penale) da euro 2.582,00 a euro 25.822,00.
Chi viene punito?
È opportuno evidenziare la peculiarità dell’art. 171 Octies della legge 633/41 poiché prevede la sanzione penale
- sia per chi fruisce (dunque installa a casa propria)
- sia per chi pone in vendita, un sistema funzionale al card sharing.
Infine, relativamente alla possibilità per le società che gestiscono i canali payperview di ottenere un risarcimento, cosa separata dalle sanzioni penali di cui sopra, tutto dipende dalla volontà dei gestori di costituirsi negli eventuali processi.
In tale ipotesi, oltre alla condanna penale, vi sarà un eventuale risarcimento a carico di colui che ha installato, venduto o beneficiato del card sharing.
In conclusione, pensateci bene prima di intraprendere strade alternative al canonico abbonamento.
Aggiornamento novembre 2017
La Cassazione3, ha confermato il giudizio della Corte d’Appello e la pena di quattro mesi di carcere e 2.000 euro di multa, per il reato previsto e punito previsto dall’art. 171 octies della legge sul diritto d’autore.
Nel caso in esame, il soggetto aveva “installato un apparecchio con decoder regolarmente collegato alla rete LAN domestica e Internet collegato con apparato TV e connessione all’impianto satellitare, così rendendo visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card” (il cosiddetto card sharing).
Secondo la Suprema Corte “la condotta incriminata (è) pacificamente consistita nella decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato, e dunque protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso […], senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone […]”.
Pertanto, non importa come si aggirano i vincoli tecnologici posti dalla Pay TV, quel che conta è il risultato e il fine fraudolento del mancato pagamento del canone.
Clicca qui per leggere il testo integrale della sentenza n. 46443/2017
Aggiornamento agosto 2018
L’articolo “Card sharing: sanzioni penali sia per chi lo vende, sia per chi ne usufruisce” è stato pubblicato sul numero di agosto 2018 della rivista cartacea WinMagazine.
Ringrazio la redazione di WinMagazine per aver scelto il mio articolo.
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Iscritto dal gennaio 2015 all’ordine degli avvocati di napoli.
Appassionato di nuove tecnologie e di tutto ciò che gravita intorno al diritto penale.