WhatsApp in un processo penale

Come utilizzare i messaggi di WhatsApp in un processo penale: quando le chat diventano una prova?

WhatsApp è l’applicazione di messaggistica più diffusa al mondo. Ogni giorno scambiamo centinaia di messaggi con amici, conoscenti e familiari.

Tuttavia, se hai la sfortuna di essere coinvolto in un processo penale, sappi che la chat di WhatsApp può diventare una prova.

Leggi l’articolo per capire come utilizzare i messaggi di WhatsApp in un processo penale.

Che cosa è WhatsApp?

WhatsApp è l’applicazione di messaggistica più diffusa al mondo.

WhatsApp è disponibile sia per i sistemi android (come i cellulari Samsung o Huawei) che Iphone.

L’applicazione è gratuita, di facile utilizzo e permette di inviare testo, audio, immagini o video.

La chat di WhatsApp è una prova processuale?

Sì, i messaggi di WhatsApp possono essere utilizzati in un processo penale e diventare una prova a te favorevole o sfavorevole.

Di recente, la Suprema Corte di Cassazione ha precisato che le conversazioni avvenute mediante WhatsApp costituiscono una forma di memorizzazione di una fatto storico, comparabile ad una prova documentale1e, pertanto, utilizzabile ai fini probatori2.

In altri termini, la conversazione avvenuta su WhatsApp è la rappresentazione documentale di un fatto realmente avvenuto (la conversazione tra due persone), pertanto la chat può essere utilizzata in un processo penale, ma solo a determinate condizioni.

Come posso far entrare i messaggi di WhatsApp in un processo penale?

  1. Stampare gli screenshot della conversazioni

Il primo metodo è quello di fotografare lo schermo del cellulare e stampare le foto. In gergo tecnico si dice fare “lo screenshot”.

  1. Stampare la trascrizione della chat

Il secondo metodo è quello di esportare la chat grazie all’opzione “esporta chat” presente nell’applicazione WhatsApp, e stampare la conversazione.

In entrambi i casi, all’esito di tali operazioni il giudice avrà tra le mani una mera riproduzione cartacea (come una fotocopia) dei messaggi originali contenuti nello smartphone.

In altri termini, il giudice non avrà i messaggi originali ma una copia che sarà facilmente contestabile dalla difesa avversa.

Questo vuol dire che occorrerà fornire al giudice la prova della genuinità e corrispondenza di quanto hai stampato con i messaggi contenuti nel tuo smartphone.

Come dimostro la genuinità delle conversazioni stampate, rispetto ai messaggi originali contenuti nel cellulare?

Questa è la domanda più importante.

Per utilizzare i messaggi di WhatsApp in un processo penale dovrai trovare un modo per assicurare al giudice che le trascrizioni stampate sono l’esatta copia dei messaggi contenuti nel tuo cellulare.

Questo perché secondo la Suprema Corte di Cassazione, l’utilizzabilità della riproduzione cartacea della chat è condizionata dall’acquisizione del supporto (lo smartphone) contenente i messaggi, svolgendo la relativa trascrizione o stampa una funzione meramente riproduttiva del contenuto della principale prova documentale originale3

Ci sono diverse opzioni per arrivare a tale risultato, ognuna ha vantaggi e svantaggi. A seconda dei casi, dovrai valutare insieme al tuo avvocato come procedere.

Consegnare il cellulare al giudice insieme alla stampa dei messaggi

Insieme ai messaggi stampati o trascritti, dovrai consegnare al giudice il tuo smartphone e chiedere che sia periziato.

Il giudice nominerà un perito che accerterà l’esatta corrispondenza di quanto hai stampato con i messaggi contenuti nel tuo cellulare. All’esito della perizia il cellulare ti verrà riconsegnato.

Tuttavia, come avrai capito, per un paio di mesi dovrai rinunciare al tuo smartphone.

Un altro inconveniente di tale opzione si verifica quando il processo inizia dopo tanti anni dai fatti delittuosi.

In questi casi, capita spesso che al momento della celebrazione del processo il tuo smartphone non esista più.

Ad esempio, se i fatti delittuosi ed i messaggi WhatsApp risalgono al 2015 ed il processo si celebra nel 2019, è molto probabile che tu abbia cambiato cellulare e gettato quello vecchio.

In questo caso, non ti resta che affidarti ad un possibile testimone che abbia letto i messaggi e possa confermarne il contenuto nel processo (dopo ti spiego come fare).

  • Pro: nessun costo per te poiché il giudice acquisisce il cellulare e dispone la perizia.
  • Contro: perdi il cellulare per oltre quattro mesi (nella migliore delle ipotesi); spesso al momento del processo il cellulare non esiste più ed i messaggi non potranno essere utilizzati come prova.

Copia forense durante le indagini o durante il processo

Un’altra strada percorribile è la copia forense: un tecnico abilitato, rispettando i protocolli previsti dalla legge4, effettua una copia di tutto il contenuto del cellulare.

Al giudice verrà consegnata la copia forense del tuo smartphone, la quale garantirà la genuinità e corrispondenza dei messaggi WhatsApp rispetto a quelli stampati.

La copia forense è, dunque, l’esatta duplicazione, senza perdita di dati e senza alterazione, di tutta la memoria dello smartphone.

Copia forense effettuata dal pubblico ministero

La copia forense spesso è effettuata dal pubblico ministero durante le indagini preliminari.

Ad esempio, se sei accusato di stalking5 è molto probabile che verrà disposto il sequestro probatorio del tuo cellulare6. Lo scopo del sequestro è raccogliere i messaggi che dimostrano la sussistenza del reato.

In questo caso, il pubblico ministero, al fine di raccogliere la prova per il processo, disporrà la copia forense del tuo smartphone, che sarà effettuata da un suo tecnico di fiducia.

Qualora tale attività dovesse essere qualificata come un accertamento tecnico irripetibile7, avrai la possibilità di partecipare, mediante un tuo tecnico di fiducia, alle attività di duplicazione.

Ti consiglio di nominare un tuo consulente di fiducia al fine di partecipare alle attività e verificare che siano rispettati tutti i protocolli previsti dalla legge.

Invece, se tale attività non dovesse essere considerata un accertamento tecnico irripetibile89, e pertanto non sarai avvisato di tali operazioni, potrai successivamente effettuare la copia forense dello smartphone sequestrato, nominando un tuo consulente.

  • Pro: dopo la copia forense il cellulare ritorna nelle tue mani.
  • Contro: dovrai pagare un consulente di parte per effettuare la copia forense del cellulare o partecipare alle attività disposte dalla procura.

Il testimone dei messaggi durante il processo

Un’ulteriore possibilità è data dal testimone oculare dei messaggi WhatsApp.

Grazie agli occhi del testimone potranno entrare nel processo i messaggi e le chat.

In questo caso dovrai offrire al giudice un testimone che in passato abbia letto i messaggi, il testimone da te indicato dovrà presenziare in tribunale e confermare il contenuto dei messaggi, precisando di averli letti direttamente e non di esserne venuto a conoscenza da terzi.

Così facendo, il contenuto dei messaggi entrerà nel processo attraverso i ricordi e le parole del testimone.

L’opzione del testimone è utile quando il cellulare è oramai irreperibile e non c’è altro modo di poter garantire la corrispondenza tra i messaggi stampati e gli originali presenti nello smartphone.

  • Pro: nessun costo per te.
  • Contro: il testimone potrebbe contraddirsi o non ricordare e diventare inattendibile.

Conclusioni

Spero di averti chiarito le idee su come utilizzare i messaggi di WhatsApp in un processo penale.

Potrai stampare i messaggi e produrli in giudizio, tuttavia dovrai fornire al giudice la prova della esatta corrispondenza e genuinità tra quanto stampato rispetto ai messaggi originali contenuti nello smartphone.

Potrai offrire tale prova in diversi modi: consegnando il cellulare al giudice, facendo a tue spese una copia forense dello smartphone, o trovando un testimone che abbia letto a suo a tempo in messaggi.

In ultima analisi, a prescindere da tutto, è sempre data la possibilità al giudice di acquisire la riproduzione fotografica delle chat, poiché ogni documento legittimamente acquisito è soggetto alla libera valutazione da parte del giudice ed ha valore probatorio, a prescindere dal fatto che provenga da un pubblico ufficiale o che sia stato autenticato da un notaio10.

Tuttavia, tale condotta offre la possibilità al difensore di appellare ed evidenziare l’assenza di corrispondenza tra la riproduzione fotografica ed i messaggi originali.


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Note

  1. Art. 234 del Codice di Procedura Penale
  2. Cass. pen., V sez., sentenza del 6 gennaio 2018 n. 1822
  3. Cass. pen., II sez., sentenza del 6 ottobre 2016 n. 50986; Cass. pen., V sez., sentenza del 29 settembre 2015 n. 4287
  4. Legge 18 marzo 2008 n. 48, emanata in attuazione della ratifica della Convenzione di Budapest del 2001
  5. Art. 612 bis del Codice Penale
  6. Art. 253 del Codice di Procedura Penale
  7. Art. 360 del Codice di Procedura Penale
  8. Art. 359 del Codice di Procedura Penale
  9. Cass. pen., V sez., sentenza del 22 febbraio 2018 n. 8736
  10. Cass. pen., II sez., sentenza del 21 novembre 2014 n. 52017
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Mekos

Grazie Avvocato della chiarezza tecnica, certo non è un ambito comprensibile a tutti. In verità, come lei certamente saprà, ci sarebbero altre modalità di validazione certa legale di un file informatico come le firme remote, marca temporale ed altri servizi a pagamento, ma Io preferisco il più semplice e sicuro di Tutti che è la Blockchain, la quale ha validità legale ai fini di prove certe di un qualsiasi dato informatico verificato con SHA-256. Non escludendosi che l’IA ha la capacità di creare, alterare e modificare qualsiasi dato informatico, ove comunque non esisterà mai un file uguale riportante la stessa… Leggi il resto »