Reddito di cittadinanza e lavoro nero

Reddito di cittadinanza e lavoro nero: cosa si rischia?

Hai il reddito di cittadinanza e lavori in nero? Lo sai che rischi una condanna penale da due a sei anni di reclusione?

Inoltre, rischi la sanzione penale anche quando un membro del tuo nucleo familiare lavora in nero e non hai comunicato tale informazione al momento della richiesta del reddito di cittadinanza.

Infine, in caso di reddito di cittadinanza e lavoro nero, rischia anche il datore di lavoro al quale saranno irrogate pesanti sanzioni pecuniarie.

Reddito di cittadinanza e lavoro nero: cosa si rischia? Guarda il video per saperne di più

Che cosa è il reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza è un aiuto economico introdotto dal legislatore nel 20191.

In altre parole, il reddito di cittadinanza è un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari.

Il fine ultimo è indirizzare il beneficiario del reddito di cittadinanza verso un lavoro dignitoso.

Con il reddito di cittadinanza lo Stato intende contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale.

Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?

Per chiedere il reddito di cittadinanza è necessario avere i seguenti requisiti:

Cittadinanza

  • essere cittadino Italiano;
  • o essere cittadino europeo;
  • oppure soggiornare o risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa.

I.S.E.E.

  • avere un I.S.E.E. aggiornato inferiore a 9.360,00 euro annui.

Patrimonio immobiliare (case, fondi, immobili, palazzi, ecc…)

  • possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa, non superiore a 30.000,00 euro. In parole povere, la prima casa non viene conteggiata nella valutazione patrimoniale.

Patrimonio finanziario (soldi sul conto corrente)

  • avere un patrimonio finanziario non superiore a 6.000,00 euro, che può essere aumentato in funzione dei componenti del nucleo familiare.

Reddito familiare

  • avere un reddito familiare inferiore a 6.000,00 euro annui. Tale somma può essere aumentata sino a 9.360,00 euro annui se il nucleo familiare risiede in una casa in affitto.

Per conoscere tutti requisiti e le eventuali deroghe, ti consiglio di cliccare qui o di rivolgerti ad un C.A.F.

Reddito di cittadinanza e precedenti penali

Il reddito di cittadinanza NON può essere concesso2a chi al momento della richiesta è:

  • sottoposto ad una misura cautelare personale3;
  • stato condannato (anche con sentenza non definitiva) nei dieci anni precedenti per uno dei seguenti reati:
    • associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico4;
    • attentato per finalità terroristiche o di eversione5;
    • sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione6;
    • associazioni di tipo mafioso anche straniere7;
    • scambio elettorale politico-mafioso;8
    • strage9;
    • truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche10;
    • per tutti gli altri reati qualora siano stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso11.

Che cosa accade se presento dichiarazioni false o attestanti circostanze non vere per avere il reddito di cittadinanza?

Se chiedi il reddito di cittadinanza attraverso dichiarazioni false o taroccate, rischi una condanna da due a sei anni di reclusione12.

Ovviamente, perderai il reddito di cittadinanza e dovrai restituire i soldi percepiti.

Che cosa rischio se dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza non comunico le successive variazioni patrimoniali?

Una volta che hai ottenuto legittimamente il reddito di cittadinanza hai il dovere di comunicare i successivi cambiamenti reddituali (anche provenienti da lavoro nero) e patrimoniali all’I.N.P.S.

Dovranno essere comunicate anche le variazioni reddituali provenienti (sia a nero che regolari) da un membro della tua famiglia. In altre parole, se tu percepisci il reddito di cittadinanza e tuo padre lavora a nero, hai l’obbligo di comunicare tale circostanza, poiché determina una cambiamento reddituale.

Se non comunichi tali informazioni rischi una condanna da uno a tre anni di reclusione13.

Anche in questo caso, verrà revocato il reddito di cittadinanza e dovrai restituire i soldi.

Che cosa rischio se lavoro (con contratto) e chiedo il reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza può essere chiesto anche da chi ha già un lavoro regolare.

Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno ed integrazione, pertanto, può integrare un reddito basso derivante da lavoro.

Pertanto, se il richiedente ha un lavoro contrattualizzato ed è in possesso dei requisiti reddituali richiesti, può chiedere reddito di cittadinanza ma ha il dovere di comunicare tale circostanze al momento della richiesta del beneficio.

Se non lo comunica rischia la perdita del reddito di cittadinanza e un processo penale per aver dichiarato circostanze false o non corrispondenti al vero14.

Che cosa rischio se lavoro a nero e chiedo il reddito di cittadinanza?

Se lavori senza contratto, quindi lavoro nero, rischi di perdere il beneficio del reddito di cittadinanza e, soprattutto, un processo penale per aver dichiarato circostanze false o non corrispondenti al vero.

Tale reato prevede, come detto sopra, una pena che va da due a sei anni di reclusione15. E’ ovvio che dovrai anche restituire i soldi ottenuti con il reddito di cittadinanza.

La sanzione penale è prevista anche quando a lavorare in nero sia un membro del nucleo familiare del soggetto richiedente il reddito di cittadinanza e tale circostanza non sia stata comunicata al momento della richiesta del beneficio16.

Ad ogni modo, sappi che se hai “lavorato a nero” hai comunque diritto ad ottenere un risarcimento parametrato a quanto ti è stato negato rispetto ad un lavoratore regolarmente assunto.

Se hai necessità di tale tipo di tutela puoi rivolgerti all’avv. Marcello Padovani, esperto di diritto e tutela dei lavoratori, cliccando qui.

Che cosa rischia il datore di lavoro che impiega a nero lavoratori percettori del reddito di cittadinanza?

Il datore di lavoro che impiega a nero, cioè senza contratto, un lavoratore beneficiario del reddito di cittadinanza rischia una sanzione pecuniaria aumentata del 20%.

Il datore di lavoro rischia la maxi sanzione anche quando il lavoratore a nero che impiega non è il diretto beneficiario del reddito di cittadinanza, ma fa parte di un nucleo familiare che percepisce il beneficio17.

Inoltre, in questo caso, il datore di lavoro non potrà beneficiare della procedura di diffida che permette di regolarizzare la violazione ed ottenere una consistente riduzione della sanzione irrogata.

L’unico beneficio riconosciuto al datore di lavoro è il pagamento della sanzione in misura ridotta in relazione ai giorni di lavoro effettivo del lavoratore a nero.

Pertanto, il datore di lavoro dovrà prestare molta attenzione poiché rischia la maxi sanzioni sia quando:

  • il lavoratore “in nero” è l’effettivo richiedente del reddito di cittadinanza;
  • il lavoratore “in nero” appartenga al nucleo familiare beneficiario del reddito di cittadinanza.

Ad esempio, se il capo famiglia è il beneficiario del reddito di cittadinanza e un datore di lavoro impiega a nero il figlio, il datore di lavoro rischia la maxi sanzione!

Questo avviene perché il reddito di cittadinanza è riconosciuto solamente a chi possiede i requisiti economici e patrimoniali che riguardano l’intero nucleo familiare.

Quali sono le sanzioni per il datore di lavoro che impiega un lavoratore a nero percettore del reddito di cittadinanza?

La maxi sanzione prevista per il datore di lavoro che impiega a nero un beneficiario del reddito di cittadinanza è pari a18:

  • 2.160 a 12.960 euro per ogni lavoratore irregolare in caso di impiego dello stesso fino a 30 giorni di lavoro effettivo;
  • 4.320 a 25.920 euro per ciascun lavoratore a nero in caso di impiego di quest’ultimo lavoratore da 31 e fino a 60 giorni di lavoro effettivo;
  • 8.640 euro a 51.840 euro per ciascun lavoratore irregolare in caso di impiego dello stesso oltre 60 giorni.

Nelle ipotesi aggravate e, quindi, anche nel caso di impiego di lavoratori in nero beneficiari del reddito di cittadinanza, non è applicabile l’istituto della diffida19.

Il datore di lavoro potrà solo beneficiare di una riduzione qualora decida di pagare entro 60 giorni dalla contestazione immediata20.

In questo caso la sanzioni ridotte saranno pari a:

  • 4.320 euro per ogni lavoratore irregolare in caso di impiego dello stesso fino a 30 giorni di lavoro effettivo;
  • 8.640 euro per ciascun lavoratore a nero in caso di impiego di quest’ultimo da 31 e fino a 60 giorni di lavoro effettivo;
  • 17.280 euro per ciascun lavoratore irregolare in caso di impiego dello stesso oltre 60 giorni.

Può essere sospesa l’attività del datore di lavoro?

A prescindere dal reddito di cittadinanza, il datore di lavoro che impiega lavoratori irregolari rischia anche la sospensione dell’attività.

Se il numero di lavoratori a nero è superiore al 20% di quelli presenti in azienda (sia regolari che irregolari), il datore di lavoro rischia la sospensione dell’attività produttiva.

Allo stesso modo, la sospensione può essere irrogata in caso di gravi e reiterate violazioni della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.

La sospensione può essere revocata se il datore di lavoro:

  • regolarizza i lavoratori in nero;
  • ripristina la sicurezza sul luogo di lavoro;
  • paga la somma di 2.000,00 euro in caso di lavoro nero. Sanzione elevata a 3.200 euro in caso di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.

Chi controlla i beneficiari del reddito di cittadinanza?

L’ispettorato nazionale del lavoro ha accesso alle banche dati gestite dall’I.N.P.S.

Grazie a questo scambio di informazioni, gli ispettori del lavoro potranno facilmente individuare se all’interno di un nucleo familiare beneficiario del reddito di cittadinanza è presente un lavoratore, la cui posizione non è stata comunicata al momento della richiesta del reddito di cittadinanza.

Inoltre, le forze dell’ordine, in particolar modo la Guardia di Finanza, ogni volta che svolgono un controllo in materia di lavoro sommerso, hanno l’obbligo consultare il sistema informatico delle comunicazioni obbligatorie, così da poter rapidamente scovare i percettori di reddito di cittadinanza.

Lavoro nero e pandemia: l’approfondimento giornalistico

Se l’aspetto giuridico del problema non ha soddisfatto la tua curiosità, ti consiglio di leggere questo interessante articolo di Marco Scarfiglieri.

Nell’articolo di Marco Scarfiglieri, dal titolo “Lavoro nero, scenari allarmanti dopo la Pandemia!” viene analizzato il problema del lavoro nero a seguito della pandemia.

Conclusioni

Se lavori in nero e percepisci il reddito di cittadinanza rischi una condanna penale da due a sei anni di reclusione, o da uno a tre anni, a seconda che tu abbia iniziato a lavorare prima o dopo la richiesta di reddito di cittadinanza.

Inoltre, rischi la sanzione penale anche quando un membro del tuo nucleo familiare lavora e nero e non hai comunicato tale informazione al momento della richiesta del reddito di cittadinanza.

Infine, in caso di reddito di cittadinanza e lavoro nero, rischia anche il datore di lavoro, al quale saranno irrogate pesanti sanzioni pecuniarie.


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Note

  1. Legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  2. Art. 7 ter della legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  3. Art. 272 del Codice di Procedura Penale
  4. Art. 270 bis del Codice Penale
  5. Art. 280 del Codice Penale
  6. Art. 289 bis del Codice Penale
  7. Art. 416 bis del Codice Penale
  8. Art. 416 ter del Codice Penale
  9. Art. 422 del Codice Penale
  10. Art. 640 bis del Codice Penale
  11. Art. 7 del D.L. 152 del 1991
  12. Art. 7, comma 1, della legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  13. Art. 7, comma 2, della legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  14. Art. 7, comma 1, della legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  15. Art. 7, comma 1, della legge n. 26 del 28 marzo 2019 di conversione del D.L. n. 4 del 28 gennaio 2019
  16. Nota prot. n. 7964 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro
  17. Nota prot. n. 7964 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro
  18. Decreto legislativo n. 151 del 14 settembre 2015, attuativo del Jobs Act
  19. Art. 13 del D.Lgs. n. 124/2004
  20. Art. 16 della legge n. 689 del 1981
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